Nella cultura e tradizione africana la lode più grande  che si può fare ad una persona è“Yu, u nobuntu”, ovvero riconoscere che quella persona possiede una qualità meravigliosa: L’ubuntu. Questa fa riferimento alle sue azioni nei confronti degli esseri umani, ha a che fare con il modo in cui quella persona considera gli altri e con il modo in cui vede se stessa all’interno delle sue relazioni più profonde, sia famigliari che all’interno della comunità. L’ubuntu rimanda a un principio fondamentale della filosofia africana: l’essenza di cosa significhi essere umani.

   Questa definizione si divide in due parti. La prima significa che la persona è gentile, ospitale, generosa, affettuosa premurosa e compassionevole e userà queste qualità e le proprie energie  nei confronti degli altri (poveri, bisognosi…). La seconda parte del concetto riguarda la sua apertura, la sua magnanimità. Condivide il suo valore.        Comportandosi in questo modo , riconosce la mia umanità, che diventa indissolubilmente legata alla sua.

   Le persone che possiedono l’ubuntu sono affabili e disponibili, il loro atteggiamento è amichevole e bendisposto, non si sentono minacciate dalla bontà degli altri, perché la loro autostima e il loro valore derivano dalla consapevolezza di appartenere a un insieme più grande di loro.

 

                    IO SONO QUELLO CHE SONO ATTRAVERSO QUELLO

                                                  CHE TUTTI SIAMO.

                                                                              Ubuntu


 

Sostenitore dell'Ubuntu: Desmond Tutu e Nelson Mandela

 

 

IN ONORE DI MADIBA

La poesia che amò e che  lesse negli anni di prigionia durante l’apartheid (dal 1964 al 1990).

 

Dal profondo della notte che mi avvolge,
Nera come un pozzo da un polo all’altro,
Ringrazio qualunque dio esista
Per la mia anima invincibile.

 

Nella feroce morsa delle circostanze
Non ho arretrato né gridato.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma non chino.

 

Oltre questo luogo d’ira e lacrime
Incombe il solo Orrore delle ombre,
E ancora la minaccia degli anni
Mi trova e mi troverà senza paura.

 

Non importa quanto stretto sia il passaggio,
Quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima

 

del poeta britannico William Ernest Henley nel 1875


Grazie        Shukran      Ameuseugenallo     

Asante       Zikomo       Ngiyabonga      

Obrigado    Dankie        Kea leboha